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IMMAGINE DI PAOLA PITAGORA

Rag Doll
Pergine Spettacolo aperto - XX edizione
Multimedia Sas

presentano

Paola Pitagora
in

I sotteranei dell'anima
da Autori Vari

musiche eseguite in scena da
Fulvio Maras

a cura di Gianfranco Paoluzi

adattamento: Paola Pitagora
disegno luci: Cesare Giuffrida
costumi: Bice Minori

una produzione realizzata da: Enrico Carretta
in collaborazione con:
Amiata Teatro
Teatri Associati

pubblicazione a cura di: Enrico Carretta
foto: Federico Riva
progetto grafico: P.Brogi, A.Iacovitti - Bauhaus graphics
si ringrazia: Luigi Merulla - SDP

Guarda un video tratto dallo spettacolo


La critica

La Stampa - 28 Novembre 1995

"I sotterranei dell'anima" presentato allo juvarra

IL MONDO DELLA POESIA PER PAOLA PITAGORA

Da qualche tempo Paola Pitagora trova nella poesia la materia del suo teatro. Accompagnata da un percussionista, esprime con passione viscerale ciò che normalmente viene definito indicibile: la poesia appunto, con netta preferenza per le voci oracolari e per l'epica dei sentimenti. Non a caso, in cima alle sue preferenze, troviamo l'opera di Gibran. La Pitagora è stata nei giorni scorsi allo juvarra con "I sotterranei dell'anima" che replica lo schema delle precedenti performance, pur nel necessario variare del repertorio.

Salvando sempre una scaglia dell'amato Gibran, ecco arrivare, in un intreccio molto meditato, John Donne, William B. Yeats, Cesare Pavese, Ted Hughes e, soprattutto Rafael Alberti. Il poeta Spagnolo è qui presente con la "Ballata senza tempo", i cui versi percorrono a intervalli l'intero concerto, e anzi gli conferiscono una circolarità che crea l'illusione di una singolare unità tematica. " In principio era lo spazio / e nello spazio il silenzio / e nel silenzio era la stella / e nella stella la musica / e nella musica era il numero / e nel numero era l'Angelo / e nell'Angelo il vento / e nel vento era l'arena - e nell'arena era l'uomo - / e nell'uomo era l'amore / e nell'amore era il sangue / e nel sangue la rosa / e nella rosa la spina ...".

Elevato a "refrain", il componimento introduce le singole inserzioni e le lega fra loro. Infatti i versi di Alberti contengono i motivi che saranno sviluppati in altre zone del concerto: la sensualità della natura, l'idea (un po' sbigottita) della trascendenza e sopratutto l'amore. Per tutta la lunghezza del recital emergono le immagini di un uomo e di una donna che si cercano, si amano, si rimpiangono, in qualche modo si dilaniano. Non hanno anagrafe questo lui e questa lei. Sono un assoluto, un simbolo universale. Ma non sono simboliche le parole che lui dice a lei e lei a lui. Anzi sono colme di carnalità, di tremori, di sublimi ritualità, come nei versi di Pierre Louys, tratti dai "Canti di Bilitis", che dicono:" Sino a domani non andrò a lavarmi, non porterò vestiti e non pettinerò / i miei capelli per timore di cancellare le sue carezze".

Diviso in due tempi, lo spettacolo somiglia a un filo che scende in verticale fin dentro le cavità più misteriose dei sentimenti; attraversa il nero della notte (unico tramite per arrivare alle stelle) e si ferma sul limite estremo della vita, a un passo dalla cognizione della morte. Vestita prima di rosso e poi di verde, la Pitagora affronta la sua partitura con partecipazione forte, in certi momenti sembra aderire così intimamente alle parole da dar l'illusione di mettere in gioco se stessa , mentre il musicista Fulvio Maras le rovescia addosso il fragore dei timpani o le rapisce la voce con un liquido tintinnio di xilofono. Il pubblico della prima era letteralmente stregato.

Osvaldo Guerrieri

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